È una gioia essere qui per la festa di Nostra Signora della Costa che, da circa sei secoli, viene venerata in questo santuario. UN saluto affettuoso e grato per il fraterno invito al Pastore di questa veneranda Diocesi, S.E. Mons. Antonio Suetta, e a S. A. Mons. Alberto Maria Careggio amato Vescovo Emerito. Sia le letture ascoltate, sia la storia di questo luogo ci invitano alla riflessione e alla preghiera.
Il tempo che passa da un evento che tanto dolore ha provocato può attenuare l’interesse dei mezzi di comunicazione e può far passare altre notizie in primo piano, ma non può circoscrivere il dramma del 14 agosto di quattro anni fa in una pagina di un libro di storia.
Con voi festeggiamo Santa Giovanna Francesca di Chantal che, con la guida spirituale di San Francesco di Sales, fondò la Congregazione delle Visitandine. Fa bene fare memoria di coloro che ci hanno preceduto, che – senza conoscerci – hanno pensato anche a noi. Voi, infatti, care Sorelle eravate nel cuore di Santa Giovanna Francesca, e ricordarla significa tornare alla sorgente, bere l’acqua fresca delle vostre origini. Vi permette di camminare veloci e liete nel nostro tempo senza farvi sviare dalle mode del tempo. I Santi hanno vissuto guardando a Gesù, a quello che ha detto e fatto senza stravolgimenti interpretativi. Per questo hanno raggiunto la santità e hanno aiutato le anime nella via al Cielo. Care sorelle, voi sapete che la via della santità è la via della croce, ma è anche quella della gioia, quella del cielo.
Mercoledì 10 agosto 2022, nella giornata dedicata alla memoria di San Lorenzo Diacono e Martire, l’Arcivescovo ha presieduto la S. Messa Pontificale in Cattedrale.
È una grande gioia partecipare al “Perdono di Assisi in questo cenacolo che poggia sulla piccola chiesa della Porziuncola: il candore e la luminosità della Basilica sembrano riflettere la luce degli angeli che, in una notte del 1216, hanno circondato il Signore Gesù e la Santa Vergine. Parlando a Francesco, Dio concesse la grazia del perdono con la completa purificazione alle anime che l’avessero chiesto con cuore contrito. Fu un evento di straordinaria misericordia dell’amore divino tramite il suo umile servo, evento che si rinnova ogni anno.
La festività ci fa pensare subito alla realtà della famiglia, cellula germinale di ogni comunità. Con il mistero dell’Incarnazione, Cristo ha confermato davanti alla storia la bellezza e la necessità della famiglia, dove gli sposi, amandosi, si aiutano nella via della santità, scopo di ogni discepolo del Signore; dove i genitori generano nuove vite e le educano nella esemplarità e nella complementarietà dell’ umanità e dei ruoli.
Ci chiediamo: che cosa ha da dirci oggi, in un tempo in cui tutto sembra cambiare in nome della modernità, dell’ aggiornamento, della globalizzazione? Alla luce, o meglio fra le ombre di un “progressismo” che ama descriversi con slogan e promesse di un futuro radioso e universale, per cui tutto dovrebbe essere cambiato con allegria e gratitudine, anche i fondamenti dell’umano, anche il modo di pensare e di credere! Tagliare la memoria storia, però, significa svuotare il presente, e San Giacomo è memoria viva di ciò che non possiamo dimenticare come credenti e come esseri umani.
Guardare i Santi ci fa sentire in compagnia di amici, modelli e intercessori: per questo le tradizioni ricevute dai padri ci sono care, le sentiamo come un abbraccio della storia cristiana intessuta di preghiera, fedeltà e amore. Se perdessimo la memoria del nostro passato, svuoteremmo il presente.
La fede è accogliere Dio verità e amore, che dice chi è l’uomo e il suo destino, che rivela il senso della suo vivere e gli indica il vero bene, che smaschera le derive del pensare e dell’ agire che degradano l’uomo e creano società disumane.
La ricorrenza, quest’anno, è arricchita da altre due memorie: i 150 anni della fondazione della Congregazione Sublacense ad opera dell’Abate Casaretto, e la stele a ricordo del monaco Carlo Sciandra, che ha profuso fede e amore affinché questo luogo fosse spazio di evangelizzazione.