“Adorare Dio è lasciarci amare da Lui”

Omelia pronunciata nella S. Messa celebrata nella Cappella del Seminario Arcivescovile senza partecipazione di fedeli trasmessa in Tv e in streaming
01-03-2020

Arcidiocesi di Genova

Domenica 1 marzo 2020

OMELIA

“Adorare Dio è lasciarci amare da Lui”

Cari Fratelli e Sorelle che seguite la Santa Messa attraverso i canali televisivi, nel nome di Gesù vi auguro la pace che ogni persona desidera e che è dono di Dio. Sappiamo che assistere all’Eucarestia per la via dei media non è lo stesso che partecipare di persona e poter accedere anche alla Santa Comunione; però è un’occasione di riflessione sulle Scritture e di preghiera, offrendo al Signore limiti, pene, speranze del nostro cuore. All’inizio della Quaresima, il Vangelo ci presenta Gesù, il Figlio di Dio, che nel deserto per quaranta giorni è tentato dal diavolo. Siamo così invitati, in questo tempo di conversione, a guardare a Cristo: le sue tentazioni sono anche le nostre.

La prima tentazione prende pretesto dai bisogni materiali: essi sono legittimi, abbiamo infatti bisogno di molte cose per vivere – il pane, la casa, il lavoro. – ma al primo posto deve rimanere Dio, il suo amore: “Non di solo pane vive l’uomo, risponde Gesù, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Abbiamo sì bisogno del pane materiale, ma non dobbiamo dimenticare il pane dell’anima, quello che nutre per la vita eterna. Viene da chiederci quanto sia grande il nostro amore per il Vangelo, dove Cristo ci nutre con il suo insegnamento; quanto siamo docili alle sue indicazioni o quanto, invece, ci crediamo giudici esclusivi delle nostre scelte. Nessuna preoccupazione terrena, pur legittima, deve oscurare il primato di Dio che ci ama e ci indica la via del cielo.

Nella seconda prova, Gesù è invitato da satana a buttarsi dal pinnacolo del tempio: gli angeli lo sosterranno e la gente lo adorerà. Gli pone dinanzi la tentazione del successo attraverso segni straordinari che si impongono alle folle, che ammaliano e seducono, anziché offrirsi alla libertà di ciascuno. Ma Cristo rifiuta questa via che soddisfa la vanità, la voglia di essere ammirati e osannati. E’ questa la via della gloria umana di chi si vuole imporre agli altri a qualunque costo, anche con l’inganno e la forza. Ma la via di Gesù è quella dell’umiltà di Betlemme, della vita quotidiana di Nazaret, della Palestina, dell’amore sofferente di Gerusalemme e del Calvario. Così, come può essere nella nostra vita.

Infine, il maligno lo tenta per la terza volta: “Tutte queste cose io ti darò, se prostrato mi adorerai”. Non è tanto la tentazione della ricchezza, ma quella che la ricchezza porta con sé, il potere. E’ la menzogna suprema: adorare il male. Che cosa significa adorare? E’ consegnarsi a qualcuno o a qualcosa. E’ questo il filo che lega i tre momenti. In modi diversi, si tratta sempre della stessa cosa: scegliere tra Dio e il mondo, tra la Luce e la tenebra. L’uomo moderno è continuamente tentato di porre se stesso al primo posto, di sostituire Dio con il proprio io, pensando così di essere veramente libero, padrone di sé, creatore della propria vita, lanciato in una prospettiva di continuo progresso e di conquista dell’universo. Ma – lo vediamo – basta così poco per essere messi in ginocchio! Per essere ricondotti ai nostri limiti di creature fragili ma infinitamente cari a Dio. Per questo è così bello stare con Lui nella preghiera, nel Vangelo, nella Santa Messa, nella fraternità cristiana!

Cari Fratelli e Sorelle, cari Amici, ricordiamo: adorare Dio significa lasciarci amare, servirLo vuol dire lasciarci salvare, seguirLo è gioia e pace. Se non ci lasciamo ingannare dalla cronaca che porta a galla la schiuma del male, scopriamo che la vita brulica di bene, che ovunque esiste un popolo che tira i giorni con dignità, che lavora onestamente, che ama nella fedeltà, che conosce il sacrificio, che si dedica ai figli, agli anziani e ai malati; che fa spazio a chi ha bisogno. E’ un popolo di persone semplici e sagge, che sono eroiche senza saperlo, che non fanno cronaca ma che edificano la storia. Non vogliamo abituarci al bene. A Gesù, volto di Dio e icona dell’umanità vera, volgiamo fisso lo sguardo del cuore, affidando a Lui, per le mani della Santa Vergine, noi stessi, i nostri cari, le famiglie e i giovani, i malati e gli anziani; affidiamo con affetto la Chiesa e il nostro amato Paese.

Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo Metropolita di Genova