Le chiese gentilizie

 
La fede delle grandi famiglie genovesi: le chiese gentilizie
 
Genova conserva nel suo centro storico piccoli quartieri, denominati nel medioevo curiae, all’interno delle quali si trovavano le case e i palazzi delle nobili famiglie facoltose, gli ambienti di servizio e tutto ciò che poteva servire al sostentamento. Centro delle curiae erano le chiese dedicate ai santi protettori delle casate e spesso erano il luogo di raccolta delle memorie civili e delle imprese belliche della famiglia. Nel loro ambito, le famiglie avevano il diritto di celebrare i battesimi, i matrimoni e le esequie e soprattutto esercitavano il potere di nominare i parroci. Le chiese gentilizie costituiscono un aspetto originale e peculiare di Genova: si propone di seguito un tragitto attraverso i più significativi edifici del centro storico, per giungere fino al colle di Carignano. 
 

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Tra le più antiche chiese gentilizie si deve ricordare la Chiesa di San Pancrazio delle famiglie Calvi e Pallavicini (in seguito Ricci, Falamonica e Calvi), risalente al 1023 e situata in Piazzetta San Pancrazio, poco distante da Via San Luca: l’edificio medievale fu distrutto durante il bombardamento navale di Luigi XIV (1684) e quindi ricostruito nel corso del XVIII secolo su progetto di Antonio Maria Ricca. Oggi è sede del Sovrano Militare Ordine di Malta e conserva il trittico raffigurante Episodi della vita di San Pancrazio attribuito al pittore olandese Adriaen Ysenbrandt (1480/1490 – 1551).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Proseguendo su Via San Luca, l’antico carrubeus dritto, si arriva alla chiesa dei Grimaldi e degli Spinola, dedicata a San Luca (1188). La piccola chiesa medievale fu demolita per far posto a una delle più belle chiese del centro storico genovese, con affreschi di Domenico Piola (Genova, 1627 – 1703) che raccontano Storie della vita della Vergine e di San Luca, che secondo la tradizione fu il primo artista che dipinse il volto della Madonna. Il ciclo decorativo prende spunto dalla grande tela di Giovanni Battista Castiglione, detto il Grechetto (Firenze, 1516–1598), che raffigura l’Adorazione dei Pastori e culmina nella grande Gloria della cupola, passando per la statua dell’Immacolata Concezione posta sull’altare maggiore, opera di Filippo Parodi (Genova, 1630-1702).
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 


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La Chiesa di San Torpete è posta al termine del tragitto di Via San Luca, sul prolungamento del Canneto il Curto. La piccola chiesa a pianta centrale sorge sulla Piazza di San Giorgio, antico foro della città romana. Fu fondata nel XII secolo da un gruppo di commercianti pisani che trasferirono il loro culto per il cortigiano romano San Torpete, martirizzato durante la persecuzione di Nerone. La famiglia Della Volta ottenne il giuspatronato della Chiesa che fu ricostruita dopo il bombardamento subito dalla flotta di Luigi XIV nel 1684. Il nuovo edificio fu progettato da Giovanni Antonio Ricca, il Giovane (Genova, 1688-1748) negli anni 1730 e 1733, con un diverso orientamento e la pianta centrale. L’interno, finemente decorato con motivi a losanga realizzati a stucco, custodisce un notevole altare maggiore settecentesco, nell’abside è conservato la tela di Giovanni Carlone (1584-1631) San Torpete illeso tra le fiere, in controfacciata la Madonna della Salute, manichino vestito di Giovanni Battista Drago (1854). Notevole l’organo a trasmissione meccanica, che nella sua parte più antica risale al 1668, opera dell’organaro Carlo Prati.

Risalendo per il Canneto e quindi Via San Lorenzo, si arriva in Piazza San Lorenzo e in Via di Scurreria, strada scenografica aperta nel XVI secolo per volere di Gio Giacomo Imperiale per garantire al suo palazzo in Campetto un ingresso scenografico.
 

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Prendendo la strada sulla destra si arriva alla Chiesa di San Matteo, collocata nel cuore della curia della famiglia Doria. I palazzi che contornano la piazza recuperano il paramento bicromo della Chiesa di San Matteo, costruita da Martino Doria nel 1125 e rinnovata nel XVI secolo per volere di Andrea Doria, il quale commissionò a Giovanni Angelo Montorsoli la ricostruzione della cupola e del presbiterio, a Giovanni Battista Castello (Crema, tra il 1500 e il 1509 – Madrid, 1569) il rifacimento delle navate che furono poi affrescate da Luca Cambiaso (Moneglia, 1527-1585) con Storie della Vita di San Matteo. Nella chiesa è custodita la spada che fu di Andrea Doria, un tempo posta sull’altare maggiore, a ricordo ed esaltazione delle imprese militari compiute dal “Padre della Patria”. Adiacente alla chiesa si trova il chiostro quadrangolare, datato al 1308 da una iscrizione posta su un capitello angolare.

 
 
 
 
 
 



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Per emulare i Doria, la famiglia Da Passano, ottenuto il giuspatronato della Chiesa di Santo Stefano, promosse la decorazione della facciata con lapidi e stemmi che ricordano le glorie passate della casata. La chiesa di Santo Stefano si trova sopra via XX Settembre, adiacente al Ponte monumentale: fu fondata presumibilmente in epoca longobarda, come testimonia la cripta sottostante il presbiterio, una volta piccola chiesa intitolata a San Michele. Inserita nel complesso monastico dei benedettini, la chiesa si presentava a tre navate, ma in seguito alla costruzione di Via Giulia (oggi Via XX Settembre) e ai bombardamenti dell’ultima guerra, la navata laterale destra fu demolita. La chiesa è uno degli esempi più interessanti di architettura romanica a Genova : si presenta con una facciata a capanna, un interno con presbiterio rialzato e tiburio ottagonale soprastante. Il campanile adiacente era anticamente una torre di avvistamento, le cui fondamenta risalgono al periodo romano. Sulla parete destra è conservata la pala raffigurante la Lapidazione di Santo Stefano (1521), opera di Giulio Romano (Roma, 1499 – Mantova, 1546), allievo di Raffaello.

 
 
 
 
 
 

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Sul colle di Carignano, non lontano da Via XX Settembre, svetta la Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano, costruita su progetto di Gian Galeazzo Alessi (Perugia 1512 – 1572) per volere del patrizio genovese Bandinello Sauli dal 1552, anno di posa della prima pietra. La fabbrica durò molti anni con il completamento della cupola e della facciata (1722), sulla quale fu posta la statua dell’Assunta, opera di Francesco Giovanni Baratta, originariamente eseguita per essere posta sull’altare maggiore. Il progetto dell’Alessi si era ispirato a quello elaborato da Giuliano da Sangallo per la Basilica di San Pietro a Roma: all’incrocio dei bracci della grande croce greca si impongono quattro grandi pilastri che sorreggono la grandiosa cupola, nelle cui nicchie sono poste le statue scolpite da Pierre Puget (Marsiglia 1620 – 1694), il Beato Alessandro Sauli e San Sebastiano (1668), di Claude David, San Bartolomeo (1695), di Filippo Parodi, San Giovanni Battista (1667). L’altare maggiore fu in origine commissionato a Pierre Puget, che aveva progettato una struttura con baldacchino posta al centro della basilica, sotto la grande cupola, ma non essendo stato realizzato, l’opera fu affidata allo sculture fiorentino Massimiliano Soldani (Montevarchi 1656 – 1740), sul quale si pose il Crocifisso in bronzo che Pietro Tacca (Carrara, 1577 – Firenze, 1640) realizzò sul disegno progettato dal Puget. Notevoli, infine le opere d’arte conservate, raccolta tra le più interessanti del panorama artistico genovese dal XVI al XVIII secolo.