Implosione pile 10 e 11 di Ponte Morandi. L’Arcivescovo: “Una svolta per Genova, un intervento di grande professionalità”

Le pile 10 e 11 del viadotto Morandi sono un ricordo; l’esplosione è avvenuta questa mattina alle 9.38 e ci sono voluti pochissimi secondi per vedere innalzarsi le polveri che hanno nascosto quel che restava del ponte dei genovesi, per molti il ‘ponte di Brooklyn’ che il 14 agosto 2018 è crollato spezzando la vita di 43 persone. Il silenzio ha accompagnato l’operazione: un silenzio di rispetto verso chi ha perso la vita e un moto di commozione per ciò che rappresentava quel ponte per la città.

Il Cardinale Bagnasco ha espresso la sua ammirazione e gratitudine verso tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione dell’implosione delle pile 10 e 11 del viadotto Morandi:
“Una svolta per Genova, un momento atteso, vissuto con una prospettiva di rinascita; c’è stata una demolizione necessaria e questo significa poter procedere verso la ricostruzione che tutti speriamo e attendiamo, perché la città possa ricongiungersi e tutte le vie di comunicazione possano riprendere per il bene della gente, del lavoro, della viabilità.
Non ho assistito al momento del crollo, ma ho visto dei contributi video: certamente una demolizione di questo tipo è impressionante; apprezzo davvero tutta la preparazione, l’attenzione e la competenza scientifica e tecnologica che sono stati messi in atto dagli esperti e dalle autorità. Un intervento di grande professionalità di fronte al quale non si può che essere ammirati. Ringrazio di cuore tutti i tecnici e i responsabili che hanno messo in atto questa operazione, per poter guardare avanti alla ricostruzione già peraltro intrapresa dalla parte di ponente.
Alle persone che oggi hanno dovuto lasciare le loro case e che sono provate ormai da mesi dalla preoccupazione e da una situazione di instabilità va l’attenzione e il ringraziamento della Chiesa genovese. Vogliamo rinnovare insieme la fiducia e la speranza che sta prendendo corpo: è il nostro desiderio più grande da un anno a questa parte”.

Ora inizia il tempo della ricostruzione, la città deve voltare pagina e ha diritto di poter tornare a sperare, anche se dimenticare non è possibile. Più di tremila le persone che oggi hanno dovuto lasciare le loro abitazioni nella cosiddetta ‘zona rossa’ (in un raggio di trecento metri dal viadotto) per essere accolti in strutture appositamente messe a disposizione, tra cui l’istituto don Bosco e la parrocchia di San Bartolomeo della Certosa.

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