“Cari sacerdoti della Casa del Clero…”

 Pubblichiamo una lettera che Mons. Guido Oliveri, attualmente direttore dell’Ufficio della pastorale della terza età, scrisse nel 2006 ai sacerdoti ospiti della Casa del Clero:
 
 
Genova, 11 maggio 2006
 
Carissimi Sacerdoti anziani e ammalati,
 
sono rientrato a casa dal Santuario della Madonna della Guardia dove preti e seminaristi, insieme ai nostri due Vescovi, abbiamo celebrato la Giornata diocesana di Santificazione Sacerdotale con la memoria riconoscente di chi ha raggiunto 25/50 o più di ordinazione sacerdotale. Ricordandomi il felice anno di convalescenza che ho potuto trascorrere al Convitto Ecclesiastico, per me veramente provvidenziale, mi sono sentito stimolato a rivolgere a voi un pensiero di stima e di gratitudine.
 
Una parte di voi non era presente per impossibilità e non per non voglia, ma moralmente con tutti noi c’eravate anche voi perché voi siete sempre “presbiterio diocesano”: anche se per la vostra età e condizione di salute sembrerebbe che non siate più “ sul campo” con le maniche rimboccate a dissodare il terreno pastorale della nostra diocesi; voi siete sempre preti e continuate a fare il prete, in maniera diversa da prima, non meno però di chi è ancora in condizioni di andare e di venire, di muoversi in lungo e in largo, di saltare da una parrocchia all’altra e fare mille altre cose; per questo siete stati ricordati dal Card. Arcivescovo nell’omelia. I preti, tra i quali sono pure io, che, per così dire, possono ancora lavorare, lo fanno beneficiando di ciò e di come voi avete arato, seminato e coltivato in tanti anni e nei più svariati solchi dell’umanità e della pastorale.
Voi continuate ad essere in servizio attivo; non siete dei pensionati in fatto di ministero, non siete a riposo nullafacente, non siete preti fuori uso, quasi preti finiti; tutt’altro! Voi lavorate in sordina, ma lavorate sempre e sodo.
Voi – lo ha ancora detto e affermato il nostro Card. Arcivescovo – continuate ad essere attivi. Voi siete, a vostro modo, più che operativi perché celebrate ogni giorno la S. Messa e, come ci assicura la liturgia della Chiesa, “ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore si compie l’opera della nostra redenzione” (Giovedì Santo, preghiera sulle offerte) il che è come dire che quando voi avete celebrato l’Eucarestia, in certo qual senso e modo, avete fatto la vostra giornata.
 
Voi siete ancora operativi perché pregate e avete abbastanza tempo per farlo sia di giorno ma anche di notte quando magari fate fatica a dormire o vi bastano poche ore di sonno; il pregare è il vostro ministero più che fecondo e ne stanno bene, in forza della comunione dei santi, tutto il modo, tutta la Chiesa; ne stiamo bene tutti noi vostri confratelli.
Voi siete in azione anche perché il Sommo ed Eterno Sacerdote della Nuova Alleanza, incarnato in voi, va compiendo in voi ciò che manca alla Sua Passione. Quindi, con la sofferenza dei vostri limiti, delle vostre impotenze, della vostra solitudine pastorale, delle vostre forza consumate, della vostra stanchezza fisica, delle vostre pene corporali e interiori, dovute all’età e alla salute, siete dei “corredentori” in Cristo e con Cristo.
A me hanno fatto molto bene le seguenti parole che il Papa Benedetto XVI ha pronunciato nella recente Messa Crismale e che il Card. Arcivescovo ha ricordato a tutti i preti e seminaristi: “abbiamo bisogno di scalare il monte della preghiera …. Solo così possiamo svolgere il nostro servizio sacerdotale…. Il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l’agire esterno, in fin dei conti, resta sempre frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione con Cristo. IL tempo che impegniamo per questo è davvero tempo di attività autenticamente pastorale”.
 
In queste parole ci siete voi, c’è il vostro attuale “fare il prete”, c’è il vostro quotidiano ministero ultra fecondo ed efficace, anche se non si vede.
Ecco perché ho pensato e ritenuto di trascriverle: sono la vostra carta di credito presbiterale, pastorale, ministeriale.
A voi, quindi, tutta la riconoscenza per l’apporto sotterraneo, sommerso, silenzioso, invisibile, ma ben noto a Colui che vede nel segreto, che state dando alla Chiesa e alla pastorale diocesana.
Dal momento che, come uno dei due padri spirituali del Seminario, vedo e sento settimanalmente i futuri vostri confratelli di domani, vi posso assicurare che i seminaristi vi vogliono bene, vi pensano e guardano con simpatia e amicizia, vorrebbero venire a trovarvi se non fossero assorbiti da numerosi ricorrenti impegni per l’esiguità del loro numero per cui non possono permettersi di fare una cosa soltanto.
I seminaristi di oggi, hanno bisogno di voi, della vostra solidarietà spirituale, della vostra preghiera per crescere, radicarsi, perseverare nella convinzione che se la preghiera non è tutta l’azione ministeriale e pastorale, è pur vero che tutto parte e deve partire dalla preghiera e che il ministero deve ritornare alla preghiera proprio come lo ha voluto Gesù dai suoi primi discepoli – i futuri primi preti – che, dopo la prima esperienza di missione “ si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto ed insegnato” ( Mc 6, 30).
I seminaristi che si preparano a diventare i nuovi operai del Regno non subentreranno a voi, non prenderanno il vostro posto, quasi che voi non serviate più e abbiate fatto il vostro tempo, anche se materialmente sarà così per necessità di cose e di copertura di servizi.
 
La fecondità della loro azione esterna, quando saranno preti, avrà bisogno della vostra azione nello Spirito.
Ora hanno bisogno del vostro contributo interiore per formarsi e diventare preti che vivono e operano in stato di preghiera, non prestare il fianco al pericolo di avere il tempo per tutti e per tante cose e quasi niente per stare con Gesù (cf. Mc 3,14) e non cadere nell’eresia dell’azione.
Ma anche io ho bisogno di voi; ho bisogno che voi siate i miei Mosè che state davanti al Signore sulla montagna della preghiera perché non venga meno al mio compito; ho bisogno della vostra collaborazione “nello Spirito” perché possa aiutare i Seminaristi a diventare preti secondo il Cuore di Gesù e come li pensa e li attende la Chiesa.
Sul piano della fecondità pastorale non avete nulla da invidiare perché non siete da meno di nessun vostro Confratello: Dio che non si ferma alle apparenze, ma legge nel cuore, sa quale contributo state dando alla causa della salvezza umana.
Allora siate benedetti e rimeritati da Dio e la Madonna vi sostenga nel vostro pregare anche per chi avesse smesso di farlo o ci mollasse e andasse alla deriva.
Mentre vi saluto, vi rinnovo la mia gratitudine.
Mons. Guido Oliveri
 
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