S abato 10 febbraio in una giornata di sole la Diocesi ha celebrato la Giornata Mondiale del Malato nella vigilia della ricorrenza del 160° anniversario della prima apparizione di NS di Lourdes; una giornata iniziata con un pranzo comunitario organizzato dall Ufficio della Pastorale della Sanita' nel Munizioniere di Palazzo Ducale, allietato da musica e giocolieri. Una occasione per unire tutte le realta' ecclesiali che operano a favore dei malati e dei disabili nella nostra Diocesi a cui hanno partecipato Oftal, Unitalsi, Ordine di Malta, Comunita' di Sant'Egidio, AVO, CVS, Scout e Croce Rossa che ancora una volta hanno condiviso la propria vocazione di servizio ai malati e ai disabili in modo confraterno in un'ottica di Chiesa. Il momento centrale della giornata è stata la concelebrazione della Santa Messa in Cattedrale, durante la quale l'Arcivescovo Angelo Bagnasco ha chiesto di organizzare un giubileo dei malati nella Cattedrale che festeggia i 900 anni di fondazione. Sara' una occasione per lavorare con i vicariati per una pastorale specifica, costruendo una rete che passi tramite le Parrocchie che verranno gia' coinvolte nella riunione di aprile convocata dall Ufficio per i Ministri Straordinari sul tema dell'approccio pastorale ai malati , con un obbiettivo duplice: dare una formazione specifica e chiedere la disponibilita' per portare l'Eucaristia negli Ospedali in tre giornate specifiche durante l'anno. I programmi dell'Ufficio per la Pastorale della Sanita' si completeranno poi con l'organizzazione di incontri con i Cappellani degli Ospedali e per gli operatori della Sanita' con un corso riservato a questi ultimi, con crediti Ecm, per approfondire il tema della Vita e della deriva legislativa in materia. Il prossimo appuntamento sara' la Consulta del 5 marzo alle 18,30 nella sala Quadrivium per mettere a fuoco il Giubileo e per approfondire alcune esigenze pastorali emerse nella scorsa riunione.
Don Giorgio Rivarola e Luca Aragone
Un momento di preghiera e riflessione preceduto da uno conviviale, con la condivisione del pranzo comunitario presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale.
Naturalmente tutto è stato reso possibile dall’Ufficio per la pastorale della Salute che ha organizzato la giornata, e dalle associazioni che ogni giorno si dedicano ai malati, che in questa giornata si sono ancor una volta affidati alla Madonna di Lourdes, la cui statuta è stata portata in processione nella navata centrale della Cattedrale prima dell’inizio della S. Messa, e benedetta dall’Arcivescovo. A porgere il saluto al Cardinale prima dell’inizio della celebrazione eucaristica è don Giorgio Rivarola, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Sanità della diocesi. Davanti all’altare c’è chi soffre per la malattia fisica ed è costretto su una carrozzina, ma certamente la malattia può essere anche di ordine morale e psicologico e lo sanno bene coloro che si recano a Lourdes, che è un luogo dove si cerca la guarigione fisica, ma dove i tanti miracoli sono anche di ordine spirituale.
Il Cardinale Bagnasco nella sua omelia si è rivolto ai sofferenti ripetendo più volte la centralità del ruolo che hanno nella Chiesa, ovvero quello di richiamare alla realtà e verità delle cose.
Prendendo spunto dal Vangelo del giorno, ovvero il ‘segno’ descritto da Giovanni nell’episodio delle nozze di Cana, l’Arcivescovo ha invitato a non essere mai come il capotavola che governa il banchetto, che è superficiale e presuntuoso, portato a facili battute; un uomo disattento che si atteggia a sapiente, ma che in realtà non sa nulla: “Il Signore ci aiuti ad essere umili, non parliamo di cose che non sappiamo e cerchiamo di essere prudenti nel giudizio, consapevoli di non sapere” – ha detto il Cardinale.
Il contesto in cui si svolge il miracolo è un contesto di festa; la mancanza di vino rappresenta un elemento improvviso di ostacolo, di disturbo, come può accadere nella vita di tutti.
La vita, infatti, è un dipanarsi nel tempo di tante cose, gioie, ma anche preoccupazioni e dolori.
Molte cose nella vita arrivano a disturbare improvvisamente la serenità dell’uomo, senza poterci fare nulla, come nel caso di una malattia. Maria chiede a Gesù di intervenire: le anfore piene d’acqua rappresentano una religiosità fredda, come fosse solo un dovere da compiere. Le anfore piene di vino sono invece il simbolo di una religiosità piena di festa. “Questo episodio del Vangelo – ha detto l’Arcivescovo – ci fa riflettere sull’attualità della nostra fede, sulla percezione della presenza di Gesù nella nostra vita, seduto al tavolo con Maria come durante le nozze di Cana. Qual è la nostra fede?
E’ qualcosa che ci opprime oppure la compagnia del Signore ci dona gioia e calore?” “Per imparare a vivere bisogna imparare a soffrire” – è stata l’indicazione che il Cardinale Bagnasco ha dato nell’ultima parte della sua omelia. Un messaggio forte che riporta alla realtà e segna una strada: “I malati ci ricordano che la vita non può essere un trionfo continuo, dove è sempre gioventù e salute e non c’è bisogno dell’aiuto degli altri – ha detto ancora l’Arcivescovo -. Ci ricordano che l’amore è sacrificio.
La cultura odierna vuole farci credere che la vita è senza dolore, ma non può essere così.
E’ una visione illusoria che uccide l’uomo e lo condanna.
L’amore è possibile solo se siamo disposti al sacrificio, ma è comunque gioia profonda nell’aiuto vicendevole”. Dopo l’omelia, l’Arcivescovo ha amministrato ai malati il sacramento dell’unzione degli infermi, accolto con gioia e gratitudine.
In questo anno di giubileo per la diocesi, in occasione dei 900 anni dalla consacrazione della Cattedrale, l’Arcivescovo ha espresso il desiderio che possa essere organizzato un altro incontro per i malati che possano venire in pellegrinaggio in S. Lorenzo per rendere omaggio anche a Maria Regina di Genova.
Laura Ferrero