“Tornare a guardare Dio”

Omelia pronunciata martedì 2 luglio 2019 al Santuario di Montallegro nella S. Messa per la festa patronale
09-07-2019
Diocesi di Chiavari
Santuario della Beata Vergine di Montallegro, 2.7.2019
OMELIA
“Tornare a guardare Dio”
 
 
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
 
Sono moto lieto di partecipare a questa festa di famiglia, la festa della Santa Vergine di Montallegro. Quando i figli si raccolgono attorno alla madre, significa che la venerazione è vera e la preghiera feconda. L’Italia è costellata di una moltitudine di santuari, chiese, cappelle, edicole, che formano come un grande manto che abbraccia ogni borgo, paese, città. Tanta pietà popolare però dev’essere accompagnata da una crescente responsabilità e dal desiderio di una vita coerente.
 
1. Le circostanze storiche dell’apparizione, che avvenne il due luglio del 1557, sono già un messaggio quanto mai attuale: la Santa Vergine si presenta come “la Madre di Dio”, ed appare ad una persona semplice e umile. Il mondo moderno viene spesso qualificato come un tempo senza padri, nel senso che si stanno perdendo i riferimenti necessari per avere fiducia e coraggio. Ma altresì cresce il bisogno di non perdere la sensibilità verso gli altri, la tenerezza di pensiero e di tratto: senza queste vivere, e vivere insieme, diventa duro.
E’ forse questo – come a volte si sente dire – il prezzo dell’intelligenza, dell’essere adulti e responsabili? In verità, mi sembra piuttosto segno di paure crescenti – e la paura crea difesa e durezza – e dall’altra segno di pericolose presunzioni. Ma il Signore non ci abbandona! Possiamo dire – in un certo senso – che Egli non prende sul serio la nostra presunzione di fare a meno di Lui, come se affidarci a Dio diminuisse la nostra dignità; ma, come un padre, trepida per i figli che pensano di essere grandi, ha pazienza, ci sorride e ci resta accanto.
 
2. In un tempo in cui Dio è una presenza non guardata, le apparizioni della Madonna ci ricordano che Dio ci guarda benevolo, che solo l’eterno è il senso dell’uomo, che Dio – prima di ogni altra cosa – è la nostra Origine e il nostro Destino: ci ricordano che se il pane è necessario, l’adorazione lo è ancora di più, perché ci libera dal tempo e ci fa vivere il tempo con libertà. Le apparizioni ricordano al mondo materiale l’invisibile, cioè non un mondo abitato da numi da temere e propiziare, ma una realtà abitata da Dio che è Amore, dalla Madonna, dai santi e dagli angeli, dalle anime beate che pregano per noi: è un grande popolo, una moltitudine che nessuno può contare e che ci attende.
Anche l’uomo moderno, infatti, che è preso da mille impegni, porta in fondo all’anima un quesito, una domanda che è come una spina nel fianco, che è una grazia di Dio: che sarà di me oltre il tempo? Con me tutto finisce? Il mio destino è il nulla? Non lasciamoci ingannare: al di là della frenesia del fare e del benessere, l’uomo contemporaneo pensa ad un altro mondo dove abita il per sempre e il tutto della vita e dell’ amore, della gioia e della luce: in una parola l’ infinito.
 
3. Ogni apparizione mariana viene a risvegliare l’anima, a ridestarla dal torpore, a esortarla a levare lo sguardo come da questo magnifico monte; a ricordare che la vita terrena è un pellegrinaggio verso il Cielo. Potremmo dire che ogni santuario ci aiuta a rimettere le cose a posto, a riordinarle secondo il loro valore. Gesù è venuto a raddrizzare un mondo rovesciato, e il cristianesimo sarà sempre segno di quel rovesciamento che il Vangelo chiama conversione del cuore e della vita. Sarà mai possibile questo? Come fare noi con le nostre fragilità, con le nostre intermittenze? Non è un compito troppo più grande di noi? Certamente ci sovrasta, è un’opera sovrumana, ma per questo Cristo ci ha portato il soprannaturale, la grazia, la forza dello Spirito.
 
 
In una parola, ci ha aperto la via del cielo che conduce fino al cuore della Trinità. Che cosa significa in concreto? Significa credere, e credere vuol dire non fare qualcosa per Dio ma lasciarci fare da Dio, non significa amare Dio o i fratelli, ma lasciarci amare da Dio. E dato che Egli è l’Amore, lasciandoci amare riceviamo la capacità di amare Lui e amare gli altri come Lui, anzi con il suo cuore.
 
4. La Santa Vergine viene in ogni parte della terra, appare in ogni dove con tempi e modi che non possiamo sindacare, e ci invita a guardare il cielo, il volto della Trinità, Gesù Cristo; ci invita a fare della fede l’impasto del nostro essere e del nostro esistere; ci ricorda che non basta credere in Dio ma è necessario vivere di Dio; che la vita cristiana è vivere riferiti a Lui; che il servizio, le opere di carità, non sono innanzitutto etiche, ma corredentrici perché Cristo vuole vivere in noi e agire in noi nel mondo, continuando l’opera della redenzione: “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”! Così è stato per Maria che – dopo aver pronunciato il suo “eccomi” – si reca in fretta dalla cugina Elisabetta e la sua anima si scioglie nel Magnificat. Dalla fede nasce la sollecitudine di Maria: la carità nasce dall’incontro con il Signore; dalla fede scaturisce il cantico di lode di ogni credente.
 
Cari Amici, la vita cristiana dovrebbe essere come un cantus firmus attorno al quale i nostri giorni dovrebbero essere il controcanto. Le circostanze cambiano, ma la nota dominate è ferma: essa è l’amore fedele di Dio.
 
 
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
 
 
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