“Perseguitati ma non abbandonati”

Omelia pronunciata a Levanto nella S. Messa per la Solennità di San Giacomo Apostolo
25-07-2022

Levanto, 25.7.2022

Solennità di San Giacomo Apostolo

OMELIA

 “Perseguitati ma non abbandonati”

Eccellenza carissima

Sig. Sindaco, Autorità civili e militari

Cari Confratelli della Confraternita di San Giacomo

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Vi ringrazio per l’invito a questa celebrazione nella solennità di San Giacomo Apostolo al quale questa Confraternita è dedicata. Egli non solo ci assicura il suo sostegno con l’intercessione presso Dio, ma anche ci esorta a vivere la fede con coraggio. Allargando il respiro dell’anima, ci uniamo ai pellegrini che – da tutto il mondo – si recano al  santuario di Compostela per venerare le reliquie dell’Apostolo.

Ci chiediamo: che cosa ha da dirci oggi, in un tempo in cui tutto sembra cambiare in nome della modernità, dell’ aggiornamento, della globalizzazione? Alla luce, o meglio fra le ombre di un “progressismo” che ama descriversi con slogan e promesse di un futuro radioso e universale, per cui tutto dovrebbe essere cambiato con allegria e gratitudine, anche i fondamenti dell’umano, anche il modo di pensare e di credere! Tagliare la memoria storia, però, significa svuotare il presente, e San Giacomo è memoria viva di ciò che non possiamo dimenticare come credenti e come esseri umani.

  1. “Abbiamo un tesoro in vasi di creta”

San Paolo ricorda che il cristiano porta nella propria debolezza il tesoro di Cristo, affinché nessuno si glori di se stesso ma solo di Dio. E’ un invito alla verità di ciò che siamo – creature – e alla umiltà. Oggi l’uomo è spinto a credersi padrone assoluto di sé, misura indiscussa del bene e del male,  pensando addirittura di poter sfidare la morte con la crescente tecnologia.

Ma crediamo liberamente a tutto questo, oppure siamo indotti a crederci con lo stordimento della coscienza e l’oscuramento del pensiero critico? E quella strana inquietudine interiore, quella nostalgia di infinito, quel desiderio di vita piena, di amore e di felicità che non riusciamo a colmare, quel bisogno di libertà che si misura con la verità e non con il comodo e il piacere, come li spieghiamo? E la ricerca di un orizzonte di senso, dove ogni azione e accadimento, anche il dolore e la morte, trovano luce, dove può trovare risposta?

Tutto questo sfugge alla manipolazione materiale poiché è su un altro piano, quello dell’anima. Esserne consapevoli di tutto ciò permette una vita intelligente e degna, ci preserva dai miti e dalle mode che uniformano e tolgono libertà. Vivere vantandosi di sé, boriosi e arroganti, ci distacca dalla realtà e ci rende ridicoli chiunque siamo! Ogni essere umano è un dono: proviene da Dio, torna a Dio, e nel fragile vaso del suo cuore porta il tesoro della fede. Questo tesoro dobbiamo riconoscerlo con umiltà, amarlo con gratitudine, custodirlo e farlo crescere con impegno quotidiano.

  1. Siamo “perseguitati ma non abbandonati”

Le parole di Paolo ricordano che il cristiano dev’ essere pronto alle persecuzioni per la fede. “Il discepolo non è più del Maestro”: egli deve seguire Gesù, ripercorrere la sua via che, in un modo o nell’altro, conduce al Calvario.

Non esiste alternativa e quindi non deve meravigliarci, piuttosto deve preoccuparci se tutti parlano bene di noi. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, è nata dal suo costato ferito, e quindi non può essere separata dal suo Capo. Il mondo spesso prova fastidio per la fede perché sfugge al suo controllo, non riesce a misurarla con le sue categorie: i sondaggi, i numeri, i Pastori, il personale, le risorse, i programmi … Il mondo non riesce a comprende che la morte genera la vita, che la debolezza ospita la forza, che l’insuccesso umano non è fallimento, che la forza dell’anima è più resistente della potenza mondana e la speranza evangelica va oltre ogni utopia terrena. Non riesce a comprendere che il senso del tempo è l’eternità, e che solo l’infinito – non gli appagamenti terreni – può colmare il cuore.

Intuisce, però, che la fede genera libertà, cioè capacità di giudizio, e il mondo non vuole essere giudicato  ma obbedito. Per questo la cultura dominate o aggredisce la fede, oppure la blandisce in nome di un’intesa che si veste di incontro, ma in realtà è assimilazione. San Giacomo ha incontrato la persecuzione del sangue, altri della lusinga. La storia di oggi continua la storia di Cristo.

  1. “Non possiamo tacere”

Cari Amici, l’Apostolo ci invita a vivere nel mondo senza essere del mondo, a non essere corrivi, accondiscendenti e sottomessi, alla ricerca affannosa del consenso altrui. Non si tratta di voler essere diversi, ma di essere fedeli a Gesù come Lui è con noi. Il cristiano adulto non è colui che si innamora delle proprie idee, ma di Cristo, è colui che,  consapevole della propria debolezza, coltiva l’intimità con Dio, va all’Eucaristia come un mendicante, si rigenera nella confessione, partecipa alla comunità cristiana, aiuta gli altri, sui tetti annuncia la gioia del Vangelo.

Ma è anche colui che, nell’ora della   persecuzione, può dire “in noi opera la morte, ma in voi la vita”: nel cuore del credente, infatti, è sempre presente l’umanità, il bene delle anime, la salvezza eterna, sa che tutto di lui coopera al disegno di Dio. Per questo non possiamo tacere impacciati e schivi  e – come scrive l’Apostolo – “parliamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, resusciterà anche noi con Gesù”. Senza la differenza evangelica rispetto al linguaggio del mondo, il cristianesimo diventa irrilevante, una teoria come un’altra.

L’Apostolo Giacomo interceda per noi, cari Fratelli e Sorelle, per le nostre famiglie, soprattutto per le giovani generazioni, affinché non si lascino abbagliare dalle menzogne della cultura unica che predica libertà e toglie il pensiero, promette felicità e riempie di cose spesso inutili, mostra interesse per il bene del pianeta ma coltiva i propri interessi di potere e profitto ad ogni costo come oggi è più evidente. Non è forse questa la forma più pericolosa di persecuzione? Una persecuzione soffice e spietata che svuota l’anima e appiattisce l’uomo. San Giacomo non si è prostrato per sopravvivere: gli hanno tolto la vita fisica ma è rimasto in piedi fino ad oggi, e lo resterà per sempre nella storia e in cielo.

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova