Il miracolo della consultazione

Omelia pronunciata nel Santuario di N. S. della Guardia per il pellegrinaggio del mondo del lavoro
05-06-2016
Arcidiocesi di Genova
Domenica 5 giugno 2016
Pellegrinaggio del Mondo del Lavoro al Santuario della Madonna della Guardia
OMELIA
‘Il miracolo della consultazione’
Cari Fratelli e sorelle nel Signore
Come ogni anno saliamo a questo santuario per rincontrare la Madonna, che da secoli guarda Genova, il suo popolo, il suo mare e il suo porto, la sua complessa realtà industriale frutto di ingegno e di sacrificio di generazioni. Saluto le Autorità, le Società Operaie Cattoliche che hanno dato inizio a questo pellegrinaggio, i Cappellani dell’ARMO, e tutti voi, cari Amici lavoratori, che con responsabilità diverse siete i primi protagonisti di questo mondo. Dietro ad ogni volto vedo le famiglie che sono le vere arterie del corpo sociale, e in voi saluto con affetto tutti i vostri colleghi, in particolare i vostri figli e i vostri anziani. Un corpo vivo è fatte di molte membra, tutte necessarie e belle, tutte bisognose degli altri.
1. Il Vangelo ascoltato ci parla di Gesù che risuscita il figlio della vedova di Naim: se prendiamo lo spunto dal Vangelo, possiamo dire che Genova non è morta, neppure moriente, ma è certamente malata. Ed ha bisogno di un miracolo! La sua realtà è da leggersi all’interno della situazione generale del Paese dove il lavoro non decolla – nonostante alcuni segni che sembrano positivi o dichiarazioni rassicuranti – e la disoccupazione cresce. I dati ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media europea: in termini percentuali siamo gli ultimi subito prima della Bulgaria. Forte è la preoccupazione anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro, si trovano nella difficoltà a rientrarvi con grave danno delle loro famiglie, oltre che della loro dignità. Il peso della vita quotidiana, nella ricerca dei beni essenziali, diventa sempre più insostenibile, compreso il bene primario della casa. La povertà assoluta investe 1,5 milione di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8% della popolazione italiana. Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi. Vogliamo auspicare che questa concentrazione di risorse vada ad incrementare vistosamente gli investimenti nelle attività produttive a vantaggio di tutti i lavoratori. Nello scorso anno la Chiesa italiana ha dispensato più di 12 milioni di pasti grazie a moltissimi volontari delle parrocchie e associazioni, e grazie anche all’otto per mille. Senza contare tutte le altre attività di carattere sociale, educativo, per i bisognosi. La Chiesa non vuole medaglie, è onorata di servire la gente, perché l’annuncio di Gesù chiede che sia testimoniato dalle opere.
2. Altro dato che è sotto gli occhi di tutti e che è stimato dagli Organismi competenti, è il calo delle nascite, giustamente chiamato ‘inverno demografico’. La famiglia non è l’origine di tutti i mali, come a volte si vuole far credere, ma, al contrario, è l’antidoto a molti mali: essa, oltre ad essere il grembo naturale della vita, è palestra di umanesimo, di virtù civili e cristiane, di socialità e di educazione nell’intreccio indispensabile di generazioni e di generi, primo ammortizzatore sociale. Non sarà ogni giorno un idilio poetico, così come la vita non è tale, ma è il punto fermo di affetti per adulti e bambini, spazio dove ogni giorno si alimenta con gesti, parole e pazienza la scelta di preservare e costruire qualcosa di nobile e di grande. Per questo la si può anche oggi vedere come ‘focolare’ che illumina e riscalda, rigenera coraggio e fiducia.
Anche la piaga del gioco d’azzardo – diffusa e crescente in tutto il Paese – deve farci pensare e agire. E’ sufficiente questo dato: la recente legge intima che il numero delle slot machine si riduca del 30% in quattro anni. In realtà è aumentato del 10% in quattro mesi! La ricaduta sociale della ludopatia è devastante per i singoli, le famiglie, la società intera.
3. Cari Amici, ho ricordato queste cifre che riguardano il Paese perché quest’aria – poco o tanto – tocca tutto e tutti, anche la nostra Genova. E’ come un’epidemia. Abbiamo bisogno di un miracolo, di un intervento da chiedere in ginocchio con umiltà e fede. E presto. E’ il miracolo di toccare le nostre menti e i nostri cuori. In concreto? In concreto, c’è bisogno del miracolo di unità di intenti e di voce. Ricordiamo che il meglio è nemico del bene, e che non esiste un progetto perfetto; continue discussione, ripensamenti, rimandi, portano alla paralisi, fanno perdere opportunità concrete, alimentano nel Paese l’immagine di una comunità poco affidabile perché divisa e litigiosa, ripiegata su interessi immediati, conferma una scarsa considerazione.
Questo miracolo nasce anche da un altro prodigio. Esso ha caratterizzato epoche di forti conflitti: è ‘la cultura della consultazione’. Una consultazione che non è episodica, ma deve diventare stile, gusto di un ascolto dato e richiesto in vista di decisioni importanti per il bene generale. Deve diventare appunto ‘cultura’. Con la necessaria discrezione e nel rispetto reciproco, infatti, Istituzioni, Organismi, Esperti,’ possono portare contributi di idee utili a tutti. La sintesi responsabile diventa più ricca e motivata, e quindi più accolta ed efficace.
4. Ecco il miracolo che vogliamo chiedere al Signore: lo chiediamo con forza e fiducia per amore alla nostra Città, che vuol dire per amore del nostro popolo, di tante famiglie che vivono nella preoccupazione e fanno l’esperienza amara dell’incertezza e della povertà. I miracoli li fa Dio, ma Lui si vuole servire della nostra intelligenza e libertà. Nessuno può esimersi. Invochiamo allora la luce e la forza per essere umili e docili strumenti del Signore. Lo facciamo qui, davanti alla Santa Vergine della Guardia: sostenga la nostra preghiera per noi e per tutti i lavoratori, perché il mondo del lavoro ‘ pur nei necessari cambiamenti ‘ non abbandoni mai la nostra amata Città inseguendo illusioni o menzogne. Genova non deve essere spogliata ma rivestita di bellezza e di forza: la sua dignità si misura anche sul suo lavoro. La sua missione per l’Italia e per l’Europa è scritta anche nella sua collocazione naturale. Nessuno lo può negare.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova