FORMATI DALLA LITURGIA: IN MEMORIA DELL’ABATE RIGHETTI

 

FORMATI DALLA LITURGIA

Incontro al Quadrivium Sabato 11 Ottobre ore 10

Nel cinquantesimo della morte dell’Abate Mario Righetti

La liturgia ha una sua storia che, conoscendola, ci permette di comprendere il senso di ciò che viviamo: è la stessa storia della Chiesa che è storia di uomini e donne che si radunano per spezzare il pane, lodare Dio e ascoltare la sua Parola. Il modo di celebrare cambia e l’ottica con cui ci si raduna evolve; la liturgia cammina con la teologia, con lo sguardo sulla Chiesa. E non è solo la Chiesa che cambia, modifica, usa e adatta la liturgia ma soprattutto la celebrazione che fa i Santi, fa le comunità, raduna genti diverse, crea unità in una comunità, ci plasma.  Noi stessi siamo plasmati dalle nostre celebrazioni, non solo da quelle che ci hanno dato un orientamento speciale (ordine e matrimonio) ma soprattutto da quelle che durante tutto il corso dell’anno ci accompagnano e ci fanno crescere. Pensiamo a come sia importante per tutti noi l’Anno Liturgico che con le sue feste scandisce il ritmo del tempo e della vita.

Eppure, pur avendo tutta questa forza la liturgia spesso non è compresa. Nel secolo scorso si è affacciata sul tavolo delle discipline teologiche quasi come una cenerentola e ancora oggi fa fatica a farsi comprendere come la sintesi, il legame tra tutte le sfaccettature della teologia. C’è voluto il Concilio per definirla tra le materie più importanti e necessarie per chi si incammina nello studio della teologia.

Tuttavia, essa continua ad essere luogo di discussioni, di scontri, di divisioni. Essa per natura sua, essendo non un’entità astratta, né un libro ma un gruppo di persone che si radunano per celebrare vive nella storia e muta nella storia. Le sue forme mutano e crescono attorno ad un piccolo nucleo immutabile. Eppure dare a Dio questa capacità di adattamento, di mutazione e insomma di “incarnazione” ancora non lo abbiamo digerito. Ed è per questo che non si riesce a stare nell’oggi della liturgia e si tira il freno a mano. Perché si tratta di sguardi non di regole, di modo di atteggiarsi alla liturgia non di dogmi. C’è un modo, quello che è del tempo precedente il Concilio, che vede nelle forme della liturgia una etichetta solenne che bisogna mettere in atto per onorare il Re. Ogni celebrazione è una occasione per pregare e farsi santi in virtù di qualche momento essenziale in cui si dicono parole particolari e si usa una materia determinata. La liturgia è un dovere, un rito che bisogna subire perché ce lo ha dato la tradizione. È solo uno spazio che viene dato per la propria devozione, la propria vita spirituale e il proprio dialogo con Dio. A Messa certo si prega ma al di là di quello che dice il sacerdote che si sbriga a recitare le formule e le preghiere prescritte: si devono leggere ma non se ne trova nessun senso e valore. Allora si cercano altri mezzi per dare un senso ad un rito che dice poco proprio perché vissuto come quel minimo necessario che ci vuole per fare il Sacramento: si inseriscono momenti di catechesi nella liturgia attraverso mezzi di ogni tipo dai cartelloni ai video, da didascalie a musiche che poco hanno a che fare con i sacramenti. Anche se si usano mezzi moderni la mentalità è sempre quella antica, quella che il Concilio voleva superare: la celebrazione non ha nulla a che vedere con la fede, i riti sono solo parole e gesti necessari. Sembra strano ma stare “prima del Concilio” equivale a non dare il giusto valore alla liturgia e non viceversa.

Il Concilio invece disse tutt’altro. Per il Concilio ciò che contava di più era rimettere al centro ciò che è esteriore e materiale; far capire che caratteristica dei sacramenti è proprio ciò che è esteriore: non sono i significati concettuali che si nascondono dietro ai riti a rendere il popolo partecipe della liturgia. Non si va a Messa per apprendere i concetti che stanno dietro ai riti. Si va a Messa per celebrare i riti e in queste azioni e parole si muove la grazia di Dio. È proprio questa la novità: la liturgia non è una occasione in cui possiamo pensare a Dio e in qualche modo ricevere una sua grazia. È piuttosto tutta la celebrazione che contiene e trasmette la grazia della salvezza. Riti e grazia, materiale e spirituale, interiore ed esteriore per il Concilio non esistono più perché ci portano a separazioni che non hanno nulla a che fare con la liturgia. Anche se può apparire paradossale, strano, incredibile Dio agisce proprio attraverso i riti della Chiesa così come parla attraverso i libri della Scrittura o le parole del Papa o, andando all’origine, la vita umana di Gesù. È lo stile di Dio, è il metodo dell’Incarnazione.

Dopo tanti anni dal Concilio dispiace notare che tutto ciò possa apparire una novità, che ancora la celebrazione sia messa tra le tante cose che si fanno in parrocchia oppure come una cosa per appassionati. È tutt’altro: è la vita della Chiesa e la via per la nostra santificazione.

Per tutto questo hanno lottato e faticato i pionieri del Movimento liturgico, quella corrente di grazia, “quel passaggio dello Spirito Santo” (Pio XII) che diede uno slancio alla riscoperta della liturgia come fonte per la spiritualità di tutti. Tutti sanno ( anche internet) che Genova ebbe un posto speciale nel cammino del secolo XX e nella preparazione del Concilio e della sua Riforma liturgica. In tutti i libri di storia della Chiesa si parla dell’”Apostolato liturgico” come di un centro vissuto da preti, religiosi  e laici dove si viveva un vero fervore per la causa liturgica attraverso l’invenzione (primi in Italia) dei foglietti per la Messa, attraverso ritiri, conferenze, incontri di ogni tipo a carattere liturgico. Nomi importanti calcarono quei luoghi, nomi di preti scritti nei libri di storia. Nomi e vicende in cui la nostra diocesi ha aperto strade e si è distinta in tutta Italia. Tra questi ricordiamo l’Abate Mario Righetti: nacque a Camogli, divenne Arciprete di Quinto poi Parroco di N.S.del Rimedio. Respirò le grandi idee del movimento liturgico e fu autore di numerosi articoli sulla storia della liturgia. Ciò che lo distinse fu la sua monumentale opera “Storia liturgica” in quattro volumi ancora oggi disponibile nelle librerie cattoliche e testo conosciuto in tutto il mondo. La sua ricerca accurata sull’origine del culto cristiano la rende un’opera ancora oggi difficilmente superabile. Morì nel 1975 e dopo 50 anni vogliamo ricordarlo non solo pensando ai tratti della sua vita ma soprattutto non facendo morire del tutto ciò che lo aveva animato. Potremmo chiederci: che cosa è successo in questi 50 anni? Cosa abbiamo perso e cosa abbiamo guadagnato sulla liturgia della Chiesa? Che cosa ne è stato del fervore con cui , pur essendo parroci o persone impegnate nel mondo del lavoro, quegli uomini e quelle donne si riunivano per crescere nella coscienza del nostro essere in Cristo un vero culto al Padre? Come abbiamo risposto alle indicazioni dei Concili e di tutti i Papi quando ci chiedevano formazione liturgica?

Per questo motivo sabato 11 ottobre alle ore 10.00 alla sala Quadrivium inaugureremo il “Convegno Righetti” un incontro che nasce in memoria di Mario Righetti ma che vorremmo ripetere ogni anno. Si tratta di un incontro realizzato con la collaborazione di diverse realtà ecclesiali: l’Istituto di Scienze religiose, l’Ufficio catechistico, l’Ufficio liturgico.

Sarà presente don Loris Della Pietra, preside dell’Istituto di Liturgia Pastorale S.Giustina di Padova, docente e autore di numerose pubblicazioni. Il titolo della relazione sarà: Formati dalla Liturgia: La celebrazione come scuola di vita cristiana.

È un incontro per tutti. Sono invitati gli studenti ed ex alunni dell’ISSRL, i catechisti ed operatori pastorali, i preti, i diaconi e tutti coloro che tengono al fatto che nella nostra diocesi si riprenda un discorso sulla liturgia. Il tema ci fa riflettere sul fatto che forse, tante delle nostre difficoltà pastorali derivano proprio da una limitata capacità formativa delle nostre celebrazioni. Lo sguardo pastorale dell’incontro vuole offrire la possibilità a tutti di tornare a casa in modo nuovo per poter dare avvio ad un processo, ad un cambiamento nel nostro modo di vivere la liturgia.

 

Don Matteo Firpo