Nell’ambito dell’esperienza che i seminaristi hanno avuto per 15 giorni nelle parrocchie, per espressa intenzione del Rettore, due coppie di seminaristi sono stati inviati presso parroci che sono anche cappellani del lavoro. Questo ha permesso ai futuri sacerdoti di verificare come la vita di parrocchia si possa comporre con una pastorale più “missionaria”, lontano dai locali della canonica.
Per prima cosa i seminaristi Andrea Macchiavello, Jacopo Luciani, Nirosh Chamaka e Gabriele Barbieri hanno partecipato ad un incontro del lunedì, incontro in cui i cappellani – presso la sede di via del Molo – si confrontano, si scambiano esperienze, fanno formazione in vista di una più efficace presenza nel mondo del lavoro e poi pranzano insieme, anche per cementare il gruppo.
In questa occasione è stata, per tutti noi cappellani, una davvero piacevole sorpresa prendere atto del grande interessamento manifestato da parte loro per quanto riguarda la presenza del sacerdote negli ambienti di lavoro e durante gli eventi aziendali e sindacali. In seguito Don Giovanni Valdenassi ha portato con sé Nirosh Chamaka e Jacopo Luciani in Aeroporto. Sono stati accompagnati da due persone che hanno permesso di fare il giro della pista, andare sulle rampe, parlare con i colleghi e hanno poi pranzato alla mensa. Don Franco Molinari ha invece accompagnato Andrea Macchiavello in Ansaldo Energia. Egli è stato molto ben accolto dal Direttore del Personale, che gli ha dedicato tempo, rispondendo alle domande che Macchiavello ha rivolto. È seguito anche l’incontro con i colleghi nei vari uffici e reparti.
I seminaristi hanno colto con grande lucidità l’apporto che il contatto con il mondo del lavoro offre sul piano della formazione personale. Non ci si nasconde che specialmente nell’ambiente di lavoro è necessario, per l’efficacia del rapporto personale, imparare ad interloquire con un linguaggio che spesso non è abituale al sacerdote; inoltre comprendere le dinamiche interne di rapporti di lavoro è molto importante, perché queste hanno un grande peso nel determinare il momento giusto per indulgere in un colloquio, o per una veloce stretta di mano.
È stato infine importante sperimentare come il cappellano deve relazionarsi con tutti e a tutti i livelli, avendo imparato che le persone vengono prima dei loro ruoli e delle loro idee.
Confidiamo che questa esperienza, così caratteristica della nostra Diocesi, possa essere vissuta con maggiore continuità da tutti coloro che si preparano al sacerdozio.
Don Gian Piero Carzino