Buen domingo a todos! Sono trascorse due settimane da quando sono giunto in terra cubana.
Da pochi giorni sono ufficialmente senza il supporto di don Piero, che mi ha accompagnato nel mio viaggio dall’Italia a Cuba. Dopo questi giorni di condivisione, conoscenza e graduale introduzione nelle diverse realtà di cui si compone la missione diocesana, è arrivato il momento di camminare con le mie gambe. È una sensazione strana, lo confesso: un misto di responsabilità, emozione e gratitudine. Ma, passo dopo passo, mi sto rendendo conto che la grazia di Dio non manca.
In queste prime settimane ho potuto toccare con mano la bellezza della comunità che mi è stata affidata. Le persone, con la loro semplicità e profondità, mi stanno insegnando ogni giorno cosa significa essere Chiesa viva: una famiglia che accoglie, sostiene, consola e spera. Qui in Cuba la situazione continua ad essere molto difficile: alla mancanza di corrente elettrica nelle case e per le strade si aggiungono la mancanza di medicine, del lavoro, di tanti generi alimentari così come la svalutazione del peso cubano, gli stipendi bassissimi e la quasi impossibilità di reperire o di acquistare ciò di cui si ha bisogno. Sui volti della gente si coglie questa fatica che, purtroppo, non sembra conoscere un termine. La Chiesa qui davvero diventa l’unica annunciatrice di un messaggio, quello del Vangelo, che proclama una vera e differente speranza, capace di dare dignità agli uomini e alle donne di Cuba. Nonostante queste evidenti criticità, i cubani sono un popolo capace di solidarietà, aiuto reciproco nella fatica e condivisione, anche quando si ha poco. Molte persone con gioia hanno voluto assicurarmi il proprio aiuto e, soprattutto, la certezza che “mi casa es tu casa”. Ho scattato qualche foto che racconta frammenti di questa realtà quotidiana: volti, gesti, incontri, piccoli segni di una presenza che parla il linguaggio del Vangelo della gioia e della Vita.
L’entusiasmo di questi primi passi compiuti a Santo Domingo e nelle varie comunidades de campo cresce insieme alla consapevolezza che la missione non è mai qualcosa che si compie da soli. Ogni passo è accompagnato dalla preghiera, dal sostegno silenzioso di tanti, dall’amicizia che si fa vicinanza.
E per questo oggi vi chiedo, con semplicità, di continuare a pregare per me: perché possa rimanere fedele a ciò che il Signore mi chiede, con cuore libero e sguardo fiducioso.
Camminare con le proprie gambe non significa procedere senza guida, ma lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, che è presenza viva in ogni incontro e in ogni decisione. È Lui il vero sostegno, la forza discreta che rende ogni passo possibile. La missione non chiede di fare qualcosa ma di essere se stessi tra la gente e negli ambienti in cui si va. Significa essere Chiesa e condividere con altri questo sentire ecclesiale.
In queste due settimane ho ricevuto tanti messaggi di vicinanza attraverso i quali ho colto l’interesse per questa mia nuova esperienza pastorale, ecclesiale e umana. A chi si informava sul mio stato di salute, ho risposto: Bene grazie a Dio. Sono certo, infatti, che Lui, il Signore non smette di accompagnare me e tutti i missionari impegnati nelle varie zone del mondo. Con il sostegno della grazia di Dio e l’apporto della preghiera di ognuno di voi sento che, come pellegrino di speranza, posso portare avanti l’impegno non facile ma sempre affascinante di camminare a lato dei miei fratelli e sorelle cubani.
don Andrea De Crescenzo
(padre Andrés)