Nella serata di martedì 10 giugno ci siamo lasciati alle spalle il frastuono della città e per un momento ci siamo goduti dall’alto della collina la bellezza di Genova e del suo mare. Poi l’ingresso nel monastero delle Clarisse Cappuccine di via Chiodo, dove è prevista la Celebrazione ecumenica, che ormai da qualche anno è una tradizione attesa e desiderata.
Tutte le panche della bella cappella sono occupate. Si respira pace. La celebrazione è stata preparata con grandissima cura e musica, canti e preghiere si alzano lievi e solenni fino al cielo: sono presenti cattolici, valdesi, luterani, ma lì siamo solo fratelli che pregano l’unico Padre e invocano lo Spirito, uniti nel nome di Gesù. Don Gabriele Bernagozzi, incaricato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della nostra Diocesi, apre e guida la preghiera. Ci alterniamo al microfono per i vari momenti della liturgia, inframmezzati dai bellissimi canti che le monache ci regalano. Sono i pastori valdesi William e Ulrike Jourdan che fanno il commento al Vangelo, alternandosi. Al termine della funzione, una giovane monaca commenta: “Che bella idea, l’omelia a due voci con timbri diversi perché sono di un uomo e di una donna, ma complementari”.
Al momento dello scambio della pace, spontaneamente tanti lasciano il loro posto per un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano: è un bisogno del cuore. Con La benedizione, impartita dalla pastora luterana Jutta Sperber la celebrazione si conclude, ma non si lascia il monastero: come ogni anno le monache ci aspettano nel vicino salone per offrirci torta, té, acqua, ma soprattutto la gioia di stare insieme, di conoscerci, di fare domande e ricevere risposte, come si fa in famiglia.
Due ragazze che partecipano per la prima volta (una ha accompagnato il suo papà), conquistate, penso, da quel clima, chiedono se è possibile partecipare ad altri incontri del genere e lasciano i loro riferimenti per poter essere invitate.
È l’ora di andare e lasciamo il monastero grati a Dio e ai fratelli per l’amore dato e ricevuto e per queste due ore di fraternità e di pace: davvero le Cappuccine sono pietre vive della città.
Tiziana Brunengo