L’esodo e il pellegrinaggio

Grazie al lavoro di Roberto Bisio abbiamo percorso un primo tratto del tema “resurrezione”, attraverso alcuni passi biblici. Sperando che queste riflessioni siano state utili a stimolare interesse e desiderio circa la lettura, la meditazione e lo studio della Bibbia stessa, ripercorriamo velocemente il lavoro svolto.

Partendo dal giardino dell’Eden e dallo shabat di Dio siamo stati condotti verso un primo luogo spirituale, indispensabile al senso che cerchiamo di dare, o abbiamo dato, alla nostra esistenza. Attraverso una lettura riflessiva, non tanto tecnica ma meditativa, ci siamo detti esplicitamente che non siamo immortali. La morte ed il finire biologico sono una condizione del terrestre e di tutto quello che abita intorno a noi. Le stelle comprese hanno un tempo. La nostra chiamata ad appartenere al Cristo risorto non ci offre l’immortalità, grande desiderio dell’umano e, oggi più che mai, intriso di aspettative tecnologiche e visioni “post-umane”. Noi siamo chiamati alla resurrezione.

L’articolo focalizzato sulla figura di Enoc ci ha consentito di iniziare a conoscere un personaggio forse poco noto, ma importante, che ci ha permesso di meditare sul significato di “camminare con Dio”. Questa immagine è molto bella e ricca per ogni persona cristiana: camminare con qualcuno che ti è vicino in tutte le situazioni dell’esistente e che protrarrà questa relazione oltre il termine biologico del nostro vivere. E’ dunque un’esperienza spirituale e mistica senza la quale le nostre giornate perdono l’occasione del conoscere il Dio dei vivi.
Così come conoscere il personaggio di Ismaele e fare nostra, non solo l’idea, ma anche l’esperienza psicologica ed emotiva che Dio è una benedizione continua, una parola ed una fonte di vita che non si può comprimere nelle logiche di potere che pervadono il nostro mondo. Dio benedice oltre, apre gli orizzonti, chiede di vivere con una pienezza che la lettura schiava dei risultati e succube dei giudizi sociali si sfoca, si impoverisce e ci lascia frustrati. Anche Ismaele ci aiuta ad andare oltre, che è la grande Parola di risurrezione.
La tradizione spirituale ebraica, cristiana, culturale in senso ampio, si è sempre scontrata con l’episodio di Abramo, proposto in un seguente articolo, e con la richiesta del sacrificio umano del figlio Isacco. Nella meditazione proposta un piccolo stimolo a non avere paura delle parole difficili, di storie, come questa che per la nostra mentalità e per le nostre vite sembra non essere facilmente digeribile. E non lo è. Certamente questa narrazione ci chiama alla fede. La fede, potremmo dire, in tutta la sua nudità. Fede, fiducia, amore e contemporaneamente dolore, paura, perplessità. Questo passaggio interiore, apportatore di una certa illogicità, è anch’esso una tappa della crescita interiore e spirituale che ci consente, faticosamente, di entrare ancora di più in relazione con l’alterità di Dio.

Sulla scia delle parole difficili anche l’ultimo articolo, tema Giacobbe e la lotta notturna, è ricco di comprensioni, intuizioni e anche asperità e controsensi. Ma la simbologia della notta, della lotta, della vittoria ma anche del dolore, così come della ferita, è un’esperienza umana frequente. E così prosegue la nostra navigazione in acque sconosciute, talvolta amiche talvolta contrarie. La fede non toglie la lotta, anche quando essa avviene nella notte dell’animo. La resurrezione come orizzonte significante l’esistenza non coincide con il tempo umano. Lo supera, lo trasforma. Così in molte storie di tutti noi la nostra vita termina quando la lotta non è finita, quando l’alba non è giunta, quando nessun abbraccio consolatorio è arrivato. Eppure, quel Dio che prima abbiamo descritto come vicino, se abbiamo lasciato che emergesse nel nostro profondo, ci permetterà di uscire dallo spazio – tempo per una bellezza spirituale che compie ogni vissuto.
Con il prossimo articolo, Roberto proseguirà la sua personale lettura di alcuni testi offrendo il suo pensiero e la sua meditazione. Attraverseremo un altro spazio simbolico, esteriore ma soprattutto interiore: il deserto. E tale ambiente ci condurrà inevitabilmente ad uno dei libri fondativi della storia biblica: l’Esodo. Noi tutti siamo sempre in un costante esodo e il nostro poggiare le tende viene spesso spazzato da tempeste o da necessità di trovare un nuovo luogo dove sostare. L’esodo ed il pellegrinaggio. Dalla Pasqua ebraica alla sua rielaborazione tramite Gesù, il Cristo.

Marco Gaetano