FORMATI DALLA LITURGIA: PRIMO CONVEGNO RIGHETTI

L’Abate Mario Righetti e il rinnovamento liturgico a Genova

Nel cinquantesimo anniversario della morte, Genova ricorda il grande sacerdote e studioso che unì rigore storico e passione pastorale.

Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di don Mario Righetti, grande sacerdote e studioso genovese, autore della monumentale Storia Liturgica in quattro volumi, un’opera tuttora considerata un punto di riferimento fondamentale per studiosi e seminaristi di tutto il mondo. In molte biblioteche e librerie cattoliche il suo nome è ancora sinonimo di competenza e passione liturgica: dire “il Righetti” è, per molti preti, richiamare la voce autorevole di un maestro.

Nato a Camogli nel 1882, Righetti coltivò fin da giovane una rara cultura teologica e storica. Fu allievo del rettore don Calcagno, che nei seminario genovese trasmise un forte senso del mistero di Cristo celebrato nella liturgia. Ordinato sacerdote nel 1905 da monsignor Pulciano, svolse incarichi in curia e come direttore dell’Ufficio catechistico. Il suo impegno pastorale andò di pari passo con gli studi liturgici: nel 1905 pubblicò Le origini della liturgia cristiana.

Fu cappellano al Belvedere di Sampierdarena e nella Parrocchia di S.Ambrogio a Voltri.

Nella sua vita, ricca di studio e dedizione, Righetti approfondì il diritto canonico e le lingue straniere, doti che gli furono preziose anche durante le due guerre mondiali. Durante la Prima Guerra Mondiale fu cappellano militare nei campi di prigionieri austriaci, mentre nella Seconda riuscì, grazie alla conoscenza del tedesco, a scongiurare il bombardamento di Genova, salendo al Monte Moro per convincere i militari a desistere.

Parroco di Quinto al Mare dal 1923, Righetti continuò a studiare con instancabile costanza; tra i suoi parrocchiani vi fu anche la giovane Gianna Beretta Molla, che seguì nell’Azione Cattolica. Dopo la guerra divenne abate di Nostra Signora del Rimedio. Nonostante gli impegni pastorali, portò a compimento il suo grande progetto: la Storia Liturgica, uscita tra il 1944 e il 1950. Ogni anno si recava a Roma per aggiornare le sue ricerche, e l’opera divenne una sintesi enciclopedica dei riti della Chiesa romana, caratterizzata da un metodo accurato e da una straordinaria sensibilità teologica.

La fama della Storia Liturgica rese Righetti un punto di riferimento internazionale. Invitato a conferenze in Italia e all’estero, ricevette riconoscimenti e collaborò alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, promossa da Giovanni XXIII. Morì a Genova l’8 luglio 1975, a 92 anni.

La sua opera, insuperata per rigore e profondità, rimane un ponte tra ricerca e fede. Don Mario Righetti seppe unire la scienza alla pastorale, cercando sempre di andare al fondamento, all’origine della liturgia, per trovarne il midollo, il succo, la forza spirituale da trasmettere ai fedeli. Un’eredità che continua a illuminare la vita della Chiesa.

NELLA LITURGIA “L’APPARENZA DIVENTA UN APPARIRE”.

Nel Convegno “Mario Righetti”, don Loris Della Pietra invita a riscoprire la forza simbolica e formativa della liturgia.

Nel secondo incontro di formazione liturgica, inserito nel Convegno “Mario Righetti”, promosso nel cinquantesimo anniversario della morte del grande studioso genovese dalle tre realtà diocesane – Ufficio Catechistico, Ufficio Liturgico e Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure – don Loris Della Pietra, direttore dell’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova, ha offerto una profonda riflessione sul valore formativo della liturgia e sulla sua forza simbolica.

Il relatore ha ricordato che la liturgia non è un’idea da capire né un insieme di norme, ma un’esperienza che trasforma chi vi partecipa. Riprendendo papa Francesco nella Desiderio Desideravi, ha sottolineato che «la liturgia è vita e non un’idea da capire… è una sorgente di vita e di luce». Essa non dice “io” ma “noi”, perché è azione della comunità ecclesiale, non espressione privata. Nella celebrazione, il credente è introdotto nel linguaggio concreto dei riti, «tipicamente corporei e dunque relazionali», che educano attraverso la materia e i sensi.

Don Loris ha insistito sulla necessità di «ridiventare capaci di simboli», secondo l’intuizione di Romano Guardini: il simbolo, ha detto, “dice e non dice”, tiene insieme visibile e invisibile, e apre alla realtà del mistero. In una cultura che pretende di spiegare tutto, la liturgia insegna invece ad accogliere e contemplare. «Nella liturgia il dono di Dio si fa visibile, udibile, percettibile… nella liturgia l’apparenza diventa un apparire», ha affermato, indicando come il mistero non si nasconda dietro le forme, ma si manifesti proprio attraverso di esse.

Per questo ha richiamato a custodire la forza del gesto e della forma: «la spiegazione uccide la forza del rito», ha ammonito, invitando a riscoprire la bellezza del silenzio, del canto e dello spazio. Sono le azioni, non le parole, a formare il cuore del credente. La liturgia è così una scuola dei sensi, dove il dono di Dio diventa esperienza concreta: «l’acqua deve bagnare, la fiamma deve ardere, il gesto può più della parola».

Nella parte conclusiva, don Loris ha parlato della necessità di una mistagogia rinnovata, che aiuti a comprendere la liturgia come forma che forma, non come oggetto da spiegare. Il rito, ha detto, è gratuito come “un gioco davanti a Dio”, e proprio in questa gratuità si rivela la sua forza educativa e salvifica.

L’incontro si è chiuso con un dialogo vivo tra i partecipanti, segno di un desiderio diffuso di tornare a celebrare con consapevolezza e stupore. Nella liturgia, infatti, il mistero appare nel segno e nella forma, e la fede continua a prendere corpo nell’apparenza che diventa presenza.

Qui sotto il testo della relazione di don Della Pietra e il video dell’incontro:

 

 

Vi invitiamo a far pervenire tutte le vostre domande sul tema della liturgia a catechistico@diocesi.genova.it