Inaugurata al Museo Diocesano la mostra “Sacro&Pop. La “Quasi oliva speciosa in campis” di Nicolò Barabino

Giovedì 20 novembre è stata inaugurata al Museo Diocesano la mostra “SACRO & POP. La Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino, capolavoro della pittura dell’Ottocento”.

La mostra sarà ospitata negli spazi del Museo Diocesano di Genova (Via Tommaso Reggio 20r – 16123 GENOVA) fino al 23 febbraio 2026: il progetto fa parte di un’iniziativa più articolata, coordinata da Leo Lecci (Università di Genova) e Francesca Serrati per il Comune di Genova, intitolata “OTTOCENTO SVELATO. RACCONTI DI COLLEZIONI E MUSEI NELLA GENOVA DEL XIX SECOLO” che riunisce diverse iniziative di mostra accomunate dalla volontà di far conoscere aspetti meno noti del patrimonio culturale genovese del XIX secolo. All’interno di questo progetto, è già stata aperta al pubblico lo scorso 10 ottobre a Palazzo Lomellino “Ottocento al tramonto. Plinio Nomellini a Genova tra modernità̀ e simbolismo”.

La mostra “SACRO & POP. La Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino, capolavoro della pittura dell’Ottocento”, organizzata dal Museo Diocesano in collaborazione con la Fondazione San Lorenzo Impresa Sociale e con il patrocinio di Regione Liguria, vuole portare all’attenzione del pubblico l’opera di Nicolò Barabino (1832-1891), protagonista di primissimo piano della pittura italiana del secondo Ottocento.

Nicolò Barabino. La Madonna con Bambino

Formatosi a Genova, presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti e poi a Firenze, dove ha abitato fino alla morte, l’artista si è cimentato principalmente in grandi composizioni ad affresco o su tela destinate a chiese e nuovi palazzi pubblici oppure edifici appartenenti alla borghesia delle imprese e dei commerci, alcune delle quali purtroppo oggi perdute.

L’opera che rappresenta in modo emblematico la pittura di Barabino e che gode tuttora di maggiore popolarità mediatica è la grande Madonna con Bambino recante il titolo di Quasi oliva speciosa in campis, eseguita per la chiesa di Santa Maria della Cella in Sampierdarena (città natale dell’artista). Il dipinto fu presentato alla Esposizione Nazionale di Venezia del 1887, dove, notato dalla regina Margherita di Savoia, fu acquistato e collocato nella camera da letto della sovrana presso la Villa Reale di Monza.

Barabino dovette così realizzare per la chiesa di Sampierdarena una replica cui apportò significative varianti, specie nella scelta degli elementi di contorno, sostituendo tra l’altro la presenza di simboliche arance con ricche fronde di ulivo, da cui derivò la popolare definizione di Madonna dell’ulivo con cui l’opera è anche conosciuta.

Riecheggiante modelli puristi in parallelo alla altrettanto auto-rappresentativa Madonna delle rose (1872) del collega e amico Domenico Morelli, la composizione prosegue una ricerca sul tema della Vergine con il Bambino cui il pittore si dedica fin dai suoi esordi con la Consolatrix Afflictorum (1859) eseguita per la cappella dell’Ospedale San Paolo di Savona e oggi in deposito presso la Pinacoteca Civica di Savona.

Un altro passo importante fu la commissione per l’ancor più complessa Madonna del Rosario destinata alla basilica di Santa Maria Immacolata in Genova. Ma Barabino realizzò ulteriori repliche, per esempio nel piccolo trittico acquistato dal banchiere genovese Luigi Rossi, stimolando anche altri artisti come lo scultore Giulio Monteverde che rielaborò la Quasi oliva nel gruppo marmoreo scolpito per la tomba di Domenico Balduino a Staglieno.

Una straordinaria divulgazione di immagini

Grazie alla sua eccezionale capacità di rappresentare un prototipo colto e classicheggiante in maniera immediata e accattivante, le due versioni principali della pala furono da subito oggetto di una divulgazione di immagine straordinaria, innanzitutto attraverso la fotografia e poi mediante la sua riproduzione in oggetti finalizzati a una devozione domestica trasversale rispetto ai ceti: copie di artisti dilettanti, disegni, stampe, immaginette, finti arazzi e stendardi, sbalzi metallici, statuine in maiolica policroma tra cui quelle della celebre manifattura Minghetti di Bologna. Una produzione di oggettistica di “consumo pop” che anticipa strategie mediatiche e commerciali tipiche dei nostri giorni.

La mostra, curata da Lilli Ghio, Paola Martini, Caterina Olcese Spingardi, Sergio Rebora intende presentare a un vasto pubblico negli spazi del Museo Diocesano di Genova la versione superstite della Quasi oliva speciosa in campis valorizzandone gli aspetti culturali senza trascurare quelli di culto e contestualizzandola nell’ambito della lunga e impegnativa ricerca di Barabino sul tema inserendola in un percorso che, partendo dalla Consolatrix Afflictorum e passando attraverso la Madonna del Rosario dell’Immacolata (rappresentata dal prezioso modelletto conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Genova) culmina nella replica privata del trittico Rossi, nella raffinata Charitas ora (LA Galleria BPER), e nella rielaborazione proposta da Monteverde nella tomba Balduino, di cui sarà esposto il bozzetto (Musei di Nervi – GAM).

Altri importanti opere sono state messe a disposizione da prestatori privati e saranno l’occasione di mostrare al pubblico dipinti e manufatti ceramici di grande raffinatezza.

A parte, in chiusura di mostra sarà inoltre riservato spazio alla “oggettistica” POP prodotta dalla fortuna visiva dell’opera.

Una mostra “partecipata”

Sulla base della vasta diffusione di quest’immagine, il Museo darà il “via” ad un parte di “mostra partecipata”: chiunque conservi in casa, tra i ricordi dei nonni o nelle soffitte un’immagine della Quasi oliva sarà invitato a comunicarlo al Museo, inviando una mail a info@museodiocesanogenova.it con i dati dell’opera (materiale, misure), un’immagine e se possibile un pensiero, un ricordo che dia significato all’oggetto all’interno delle proprie memorie famigliari.

Tutti questi oggetti saranno presenti in mostra all’interno di un video, destinato ad arricchirsi di versioni di questa famosa immagine e dei legami di affetto che verso di essa custodivano i suoi possessori.

L’esposizione è organizzata in la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che ha messo a disposizione il lavoro di suoi funzionari e tecnici.

Sponsor

CAMERA DI COMMERCIO DI GENOVA

BPER BANCA

FONDAZIONE FRIENDS OF GENOA

COOP LIGURIA

FABRIZIO BORDO SAS.

 

Il catalogo

È stato realizzato un catalogo della mostra grazie anche al sostegno di SOROPTIMIST INTERNATIONAL D’ITALIA CLUB GENOVA a cura di Lilli Ghio, Paola Martini, Caterina Olcese, Sergio Rebora e con la collaborazione di Annarita Bruno, edito da SAGEP e in vendita presso il bookshop del Museo (Euro 15.00).

Info e orari

La mostra è aperta al pubblico in orario di museo (www.museodiocesanogenova.it) e visitabile tramite acquisto del biglietto d’ingresso (8 Euro, 6 Euro per ridotti e associazioni; biglietti cumulativi speciali per iniziative collaterali).

 

INIZIATIVE COLLATERALI 

È in preparazione un calendario di visite guidate e diverse iniziative collaterali, come spunto alla visita della mostra e alla valorizzazione delle opere in essa presentate.

A partire da gennaio 2026, grazie alla disponibilità dell’Ente proprietario FILSE (Finanziaria per lo sviluppo economico della Regione Liguria), sarà eccezionalmente aperto al pubblico Palazzo Celesia (Via Assarotti, 40) ornato al piano terra e al primo nobile da affreschi di Niccolò Barabino.

Grazie alla disponibilità dei proprietari il pubblico del Museo Diocesano potrà visitare anche le magnifiche sale del Palazzo Orsini (Via Roma, 8), già appartenuto al senatore Tito Orsini e considerato uno dei più bei palazzi genovesi della seconda metà dell’Ottocento e affrescato da Nicolò Barabino.

Saranno inoltre organizzate visite guidate alla collezione La Galleria BPER e alla Basilica dell’Immacolata dove ammirare non solo il trittico dell’artista con la Madonna del Rosario ma salire sugli scenografici matronei.

 

Museo Diocesano

Via T. Reggio 20r

16123 Genova

Tel 010 2475127 – info@museodiocesanogenova.it

www.museodiocesanogenova.it

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