Carissimi Turisti e Ospiti,
come Vescovo della Chiesa che è in Genova, a nome di tutta la comunità diocesana, vorrei far giungere a voi turisti il mio semplice saluto, ringraziandovi per aver scelto di trascorrere tra di noi un periodo di riposo.
I Padri costituenti avevano chiari gli obiettivi di perseguire il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà, le libertà individuali, lo sviluppo della personalità di ognuno, la giustizia sociale, entro una cornice di equilibri istituzionali volti a permettere l’efficace esercizio della democrazia rappresentativa. Questa chiarezza di obiettivi rese possibile l’elaborazione di una carta costituzionale condivisa e ispiratrice di futuro. Riteniamo che questi debbano essere gli imprescindibili obiettivi di ogni revisione normativa che incida sui fondamentali principii che informano il nostro vivere civile.
Come valutare le condizioni di vita dei nostri concittadini e il benessere delle comunità che popolano il nostro territorio, con le loro diverse e preziose originalità?
Il punto privilegiato per osservare questa realtà è la vita delle persone che vivono in situazioni di disagio o di grave povertà; la statura morale di una comunità infatti si misura nel rimanere unita rispettando e accompagnando il passo dei più piccoli e fragili.
Nelle nostre vite abbiamo momenti più ‘scuri’ e difficili, per questo è davvero bello oggi dirci e ridirci l’augurio che la liturgia bizantina si fa quando si fanno gli auguri di Pasqua, e cioè «Cristo è risorto» e l’altra persona risponde «è veramente risorto». Questo è l’augurio che ci facciamo oggi, al di là dell’espressione “buona Pasqua” che fa parte della nostra cultura; il senso profondo della Pasqua è questo: dirci reciprocamente: «Cristo è risorto, Cristo è veramente risorto».
Il Signore è risorto, il Signore veramente risorto. Questo è il bellissimo annuncio che come cristiani noi facciamo in questa veglia. È davvero bello dircelo. Il signore risorto è veramente risorto e l’augurio che fanno le chiese sorelle nella liturgia bizantina, ovvero questo bellissimo saluto di buona Pasqua, signore, rende proprio l’idea che il signore è risorto.
Abbiamo sentito il racconto evangelico della passione di Gesù dove non emerge chiaramente il timbro eroico della sopportazione del dolore, emerge piuttosto l’accettazione dell’ignominia, anche la più estrema. E questo modo di vivere di Gesù ci parla chiaramente, mette in tutto il suo splendore, l’amore con il quale Gesù ci ha amato perché nell’ignominia, custodire l’amore, significa aver ceduto in modo così radicale i propri diritti da far vedere l’unica cosa che muove il cuore di Gesù. A Gesù interessa l’intimità con il Padre e la solidarietà con i fratelli, è questo che gli interessa, e cede in modo radicale i propri diritti.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni la reazione di Pietro a Gesù che vuole lavare i piedi, «Signore, tu lavi i piedi a me?» Ed è la ribellione che già ben conosciamo quando di fronte alla prima predizione della passione di Gesù, Pietro si ribella, si ribella ancora una volta e anche stasera l’abbiamo sentito. È la ribellione che comporta un po’ il cammino di accettazione dello scandalo della Croce.